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Inauguriamo, con la speranza di fermarci a questo episodio soltanto, la serie “Stanze da incubo”, e non mi riferisco certo al tema horror. Ci sono stanze che non andrebbero mai giocate, perché non dovrebbero proprio esistere. Stanze che sono un vero e proprio insulto a tutti gli escapers ed i Masters che adorano questo mondo. Ma andiamo con ordine.

Un bel giorno d’estate, vedo una stanza ad un prezzo scontato, e mi viene la malaugurata idea di approfittarne e di prenotare. Già il primo contatto con il Master non è stato dei migliori; per prima cosa mi informa che la stanza che ho acquistato non esiste più da una settimana e che purtroppo me l’ero persa. Quindi, mi indica la “sostituta” che le si avvicina come prezzo. Al momento di prenotare, confonde il mio messaggio con quello di un altro cliente, scambiando anche le disponibilità della stanza. Equivoco che si risolve abbastanza in fretta.

Ci presentiamo il giorno concordato, seguendo le indicazioni inviate per messaggio. Ci ritroviamo davanti ad una villetta col cancelletto aperto ed un cartello con freccia che ci invita a scendere le scale; dell’insegna dell’Escape Room, un logo, un segno dell’attività, neanche l’ombra. Il nostro commento all’unisono è stato: “Ci attira nello scantinato e ciao Topissimi”. Ironico se si pensa che la stanza è stata ricavata dal sottoscala.

Ci accoglie il Master nell’atrio, alias sala controller su pedana rialzata con divano adibito ad armadietto. Ci consegna un quaderno alto 2 centimetri, con dentro gli aiuti, le istruzioni dettagliate e le soluzioni di tutti enigmi presenti nella stanza(!), e mi mette al polso un bracciale di gomma, che aperto aveva un’estremità USB. Mentre me lo allaccia, ha persino detto: “Avrete già capito cosa ci dovete fare”. Ma farcelo trovare direttamente nella stanza, no?

Ci introduce nella stanza e rimaniamo sbigottiti dal caos e dalla fatiscenza: nessun cartello, ma scritte ovunque con pennarello rosso su mobili e pareti “Non toccare, non tirare, non fare”. Rivestimenti tipo laminatura metallizzata dei parasole per auto, in diversi punti, di cui molti strappati o semidistrutti. I mobili sembravano presi direttamente dalla discarica (una settimana prima?), eppure la stanza sapeva di vecchio da quanto era sporca.

Inoltre, non abbiamo capito il senso di una pedana di ferro galleggiante con un quintale di aghi di pino (si, avete capito bene), il cui unico scopo era bagnarci i piedi una volta che vi eravamo sopra visto che era già concava. Con i sandali non è proprio il massimo.

In tutto questo, siamo sicuri al 99% (la certezza non possiamo averla visto che eravamo chiusi dentro) che il Master non ci abbia seguiti per una buona mezz’ora, periodo di tempo in cui io sono riuscita, maldestramente, a disintonizzare il televisore presente nella stanza che serviva alla risoluzione di un enigma. Dopo 10-15 minuti di “preghiere”, siamo riusciti a ripristinare il canale corretto, così da poter proseguire. Nel frattempo, il Master probabilmente stava dormendo sul divano adibito ad armadietto. Si è accorto di noi (forse) quando ha visto il suo schermo di controllo andare in “total black”, perché, visto che non avevamo altro modo per illuminarla, abbiamo dovuto tirare la lampada staccandola dall’alimentazione, rimanendo completamente al buio nella stanza. Solo allora abbiamo avvertito la sua presenza: ci aveva acceso la luce principale. Ci ha poi bellamente spiegato che per accendere la luce avremmo dovuto arrampicarci su una sedia(!), svitare una lampadina bianca tutta scocciata(!) e metterne un’altra blu che avevamo trovato tra i vari (inutili) oggetti presenti nella stanza (!).

Una volta usciti, vedendo probabilmente le nostre facce, ha provato a giustificarsi dicendo: “Ovviamente questa è la stanza più bruttina perché quella riservata al coupon. Le altre sono molto meglio!”. Non voglio pensare all’incazzatura di un team che ha pagato prezzo pieno per quella stanza ed esce da uno sgabuzzino. Della foto-ricordo rituale, ovviamente, neanche a parlarne; anche se a pensarci bene, per questa volta, è stato meglio così.

Una stanza fatta veramente col cu…. col coupon!

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Yaya

Il cervello del team iTopissimi, laureata in Infermieristica e appassionata di enigmistica sin da giovane. Originaria della provincia di Livorno dove è cresciuta insieme al suo lato nerd.
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