Ho pensato molto a come impostare questo post, e mi sono sempre sentita po’ perplessa; per cui descriverò l’esperienza dalla fase di prenotazione all’uscita dai locali di Komnata Quest Milano. La Stanza in questione non esiste più nella sede di Milano, ma ci risulta sia presente a Torino; possiamo supporre che, come logica di gioco, ambientazione e scenografia, siano abbastanza simili, ma non avendola provata in quella sede specifica, rimane solo una nostra congettura.
Che vorresti fare in una torrida serata d’estate, se non un’Escape Room? Ecco, appunto. Prenotiamo, il giorno stesso per la sera, sedotti dalle bellissime recensioni sulle Stanze e sullo Staff. Arriviamo e l’accoglienza non è stata delle migliori, non fredda o altro, proprio neutra, apatica; come se il Master che ci stava davanti stesse leggendo da un copione.
Probabilmente per entrare nello spirito sarebbe stato utile indossare gli accessori ed i gadget che avevo visto nelle foto e letto nelle recensioni, come ad esempio il saio col cappuccio, ma dato il particolare periodo storico tutto ciò non è stato ovviamente possibile. D’altra parte, ritengo che l’abilità di un Master si veda anche da queste situazioni, quindi cercare di far fronte a determinati imprevisti creando la giusta atmosfera diventa ancora più importante. Anche la trama raccontata al buio sembrava presa dallo stesso copione.
Prima parte, ambientazione molto caratteristica e ben curata, mi ha davvero colpito, anche come logica di gioco. La seconda parte, mi è sembrata realizzata e progettata con meno cura e premura della precedente, tant’è che la reazione all’uscita è stata: “Tutto qui?”
Anche il trattamento all’uscita molto distaccato:
“Ce l’avete fatta!” in mono-tono, col sorriso di cortesia forzato.
“Quanto ci abbiamo messo?”
“48 minuti.”
“Ah bene!” (Ripeto che secondo me da soli in coppia le Stanze diventano molto più difficili, per tutta una serie di motivi che vanno dall’avere meno occhi, attenzione, più impiego di tempo per esplorare, etc).
“Si, neanche uno dei tempi migliori” con la solita flemma.
Piccolo appunto: sarebbe il caso di avvisare i giocatori, prima del gioco, di determinate situazioni (parlo della gogna) in cui potrebbero non ritrovarsi proprio a loro agio (il giorno dopo Xand aveva ancora i segni sui polsi); anche perché, nel frangente in cui eravamo, non sarebbe stato possibile suonare il pulsantone antipanico che viene messo a disposizione. Certo il Master mi avrebbe visto gesticolare dalla telecamera; non sarebbe stato comunque il massimo.
come detto in precedenza, la Stanza non esiste più, ma in ogni caso Komnata Quest Milano non fornisce informazioni relative al livello di difficoltà delle Stanze. A nostro modesto parere, può collocarsi in medio livello di difficoltà la prima parte ed in basso livello di difficoltà la seconda.
Castel Sant’Angelo è un posto che fa paura, orrore e tanto timore. Migliaia di vittime innocenti della Grande Inquisizione trascorsero le loro ultime ore in quel luogo. Solo poche persone sanno che ogni prigioniero ebbe una possibilità di fuga, possibilità di salvare la sua vita e trovare la libertà. Ogni condannato a morte fu chiuso per un’ora nel misterioso dungeon pieno di segreti mistici e rompicapi. Dicono, che l’unico che riuscì a fuggire dal cupo dungeon di Sant’Angelo fosse Benvenuto Cellini, uno scultore che raggiunse l’apice dell’arte gioielliera. Nessun altro vinse la battaglia con gli enigmi del dungeon. Questi enigmi vi aspettano. Avete solo una possibilità. Solo 60 minuti.
da 2 a 5 condannati
Si
Storico, Medievale
Komnata Quest (Milano)